La Voluntary Disclosure è una “pace fiscale” che permette al contribuente di dichiarare tutti i capitali detenuti all’estero in violazione delle norme sul monitoraggio e/o sulle imposte, usufruendo di forti sconti sulle sanzioni e della non punibilità per molti reati tributari. Essa costituisce, ad oggi, la migliore (e forse ultima) occasione, per i contribuenti con capitali all’estero non dichiarati di mettersi in regola una volta per tutte. La Voluntary Disclosure, inoltre, equipara ai Paesi white list tutti i Paesi black list che, entro 60 giorni dalla normativa, avessero firmato un accordo con l’Italia per lo scambio di informazioni. A oggi i Paesi firmatari sono San Marino, Svizzera, Liechtestein e Principato di Monaco. Occorre fare una precisazione: questi Paesi ora non sono più paradisi fiscali e il segreto bancario è, per essi, definitivamente venuto meno. Se prima, dunque, affinché il Fisco potesse conoscere i conti correnti, ad esempio, in Svizzera, occorreva una rogatoria internazionale, oggi è sufficiente una richiesta e immediatamente l’Ufficio potrà conoscere tutti i rapporti che il contribuente detiene nel Paese estero. Ma vi è di più: gli accordi citati impegnano i Governi ad attuare, nel breve periodo, anche un effettivo scambio automatico di informazioni. In altre parole, con lo scambio d’informazioni su richiesta è il Fisco, avendo esso aperto già un accertamento, a richiedere al Paese estero eventuali rapporti ivi detenuti. Con lo scambio automatico di informazioni sarà, invece, lo stesso Stato estero a inviare, periodicamente, al Fisco italiano i dati relativi alle consistenze patrimoniali e reddituali di tutti i soggetti che siano fiscalmente residenti in Italia. A quel punto, l’Agenzia delle Entrate, ricevendo informazioni su giacenze non dichiarate all’estero, più che verosimilmente procederà legittimamente ad accertare il contribuente reticente, senza margini di discrezionalità. Per la cronaca, per la Svizzera il termine previsto per lo scambio automatico è il 2018. Non può dunque non saltare all’occhio del lettore come il quadro della fiscalità internazionale sia completamente mutato nel giro di appena quattro mesi. Ciò detto, a nostro sommesso avviso, resta difficile, ad oggi, vedere un’alternativa alla Voluntary Disclosure per coloro che, per le ragioni più varie, detengono capitali all’estero non dichiarati. Non si può negare che la procedura in questione sia estremamente complessa e delicata, proprio per questo richiede l’assistenza di professionisti altamente specializzati e dotati di strutture adeguate che garantiscano un servizio adeguato.
La scadenza per la presentazione delle richieste all’Agenzia delle Entrate è il prossimo 30 settembre 2015 e molti studi professionali già fanno fatica ad accettare nuove pratiche, tanto è il successo che la Voluntary Disclosure sta riscontrando.